Secondo la Corte Costituzionale è legittima l’applicazione dell’art. 2103 c.c. ai rapporti di lavoro del personale delle Autorità portuali

Su Guida al Diritto de “Il Sole 24Ore” n. 32-33 del 9.9.2023, è stato pubblicato, a cura dell’Avv. Cristina Petrucci, il commento alla sentenza della Corte Costituzionale del 30 giugno 2023 n. 133 che ha dichiarato la non fondatezza della questione di legittimità costituzionale, in riferimento all’art. 97, comma 4, Cost., degli artt. 6, comma 2, e 10, comma 6, della L. n. 84/1994, nel testo anteriore alle modifiche apportate dal D. Lgs. n. 169/2016, nella parte in cui, in violazione della regola del concorso pubblico, consentivano ai dipendenti dell’Autorità portuale l’accesso in via automatica ad una qualifica superiore per effetto dell’esercizio delle relative mansioni, in quanto l’applicazione dei modelli propri del diritto privato – e la conseguente applicabilità dell’art. 2103 c.c. nell’ambito delle progressioni di carriera non dirigenziale – sarebbe giustificata dal perseguimento del buon andamento e dell’efficienza dell’amministrazione delle Autorità portuali.

L’articolo, dopo aver analizzato il percorso motivazionale seguito dal Giudice delle leggi, da cui emerge, con riferimento alle Autorità portuali, un quadro legislativo ibrido, contiene alcune riflessioni critiche riguardo alle società a partecipazione pubblica, anch’esse dotate di un quadro legislativo ibrido atteso che le stesse, anche all’indomani dell’entrata in vigore del D.Lgs. n. 175/2016, analogamente alle Autorità portuali, da una parte, mantengono ferma la natura privatistica dei relativi rapporti di lavoro, dall’altra, sono destinatarie dei vincoli procedurali imposti alle amministrazioni pubbliche nella fase di reclutamento del personale, ponendo sempre più spesso ai giudici problemi di coordinamento tra principi privatistici e pubblicistici. 

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