La Società deve risarcire il danno da perdita di “chance” al lavoratore se le nomine dirigenziali non sono motivate

Con sentenza n. 30900 del 29 ottobre 2021, la Suprema Corte ha dichiarato che, in presenza di accordo sindacale in forza del quale la nomina alla dirigenza debba essere effettuata sulla base di una procedura valutativa, il conferimento di una nomina dirigenziale, in assenza di motivazione della scelta effettuata, è illegittimo, con conseguente diritto del lavoratore ad ottenere un risarcimento del danno da perdita di “chance”.
La Corte di Cassazione ha precisato che anche la procedura valutativa, così come la procedura concorsuale, esige una valutazione che integra di per sé una motivazione: il principio di correttezza e buona fede, immanente ad ogni atto contrattuale ed allo svolgimento del rapporto di lavoro, infatti, esige che anche nella scelta effettuata sulla base della valutazione di particolari elementi di capacità e merito, l’atto datoriale sia motivato.
L’assenza stessa di motivazione, pertanto, reca di per sé un danno, a prescindere dal fatto che il lavoratore fornisca in giudizio la prova che la scelta, ove correttamente eseguita, si sarebbe risolta in suo favore.