Risoluzione del Parlamento Europeo sull’intelligenza artificiale

Il 3 maggio 2022, il Parlamento Europeo ha adottato la Risoluzione sull’intelligenza artificiale (IA) nell’era digitale, affermando che la UE dovrà svolgere un ruolo guida, a livello mondiale, nell’elaborazione delle norme nel settore dell’IA, essendo finora rimasta indietro rispetto ad altri attori non europei (Stati Uniti e Cina).

In particolare, in ambito giuslavoristico, il Parlamento Europeo, dopo aver ricordato che la Commissione Europea, in data 21 aprile 2021, ha pubblicato una proposta di Regolamento di Intelligenza Artificiale – in cui l’uso dei sistemi di IA nei luoghi di lavoro è stato considerato “ad alto rischio” e, quindi, dovrebbe essere soggetto a garanzie rigorose –  ha evidenziato l’importanza dell’IA nel mercato del lavoro, sottolineando (punto 78) che, sebbene l’intelligenza artificiale possa sostituire alcuni compiti, compresi quelli ripetitivi, pesanti, ad alta intensità di manodopera o pericolosi, potrebbe tuttavia contribuire a migliorare le competenze, aumentare la qualità del lavoro e creare nuovi posti di lavoro con un valore aggiunto maggiore, lasciando più tempo per compiti stimolanti e lo sviluppo professionale.

Ha, inoltre, espresso preoccupazione che l’IA possa produrre processi di dequalificazione e creare e includere lavori scarsamente retribuiti e a bassa autonomia e ampliare i lavori atipici, flessibili (o «gig»), sottolineando, altresì, che la gestione degli algoritmi potrebbe comportare squilibri di potere tra la direzione e i dipendenti ed “opacità” nel processo decisionale.

Nella Risoluzione viene, altresì, condannato il maggiore ricorso alla sorveglianza basata sull’intelligenza artificiale nell’ambiente di lavoro, che spesso si verifica senza che i lavoratori ne siano a conoscenza, o ancor meno abbiano dato il loro consenso, in particolare nel contesto del telelavoro, affermando che questa pratica non dovrebbe essere consentita, in quanto è estremamente abusiva del diritto fondamentale al rispetto della vita privata, alla protezione dei dati e alla dignità umana del lavoratore, e incide negativamente sulla loro salute mentale a causa del livello di intrusione, dell’effetto generalizzato e indiscriminato, o della mancanza di tutele per le persone interessate.

La Risoluzione sottolinea, ancora, che l’introduzione di alcune tecnologie di IA sul posto di lavoro, come quelle che utilizzano i dati dei lavoratori, dovrebbe avvenire in consultazione con i rappresentanti dei lavoratori e delle parti sociali e che i lavoratori ed i loro rappresentanti dovrebbero essere in grado di chiedere ai datori di lavoro informazioni su quali dati sono raccolti, dove sono conservati, come sono trattati e le garanzie che sono in atto per proteggerli. Il Parlamento incoraggia, infine, gli Stati membri a promuovere la presenza delle donne negli studi e nelle carriere in materia di STEM (discipline scientifico-tecnologiche), ITC (tecnologie dell’informazione e della comunicazione) e IA al fine di conseguire la parità di genere nelle imprese che lavorano con attività connesse all’IA e alle ITC.

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