La Corte di Giustizia si pronuncia sulla disciplina nazionale del contratto di lavoro a termine

La Corte di Giustizia, con sentenza del 7 settembre 2006 (C-180/04) – chiamata a pronunciarsi sulla legittimità delle norme interne che non consentono che a carico delle pubbliche amministrazioni che hanno violato le disposizioni in materia di lavoro a termine di cui al D.Lgs. n. 368/2001 (provvedimento di recepimento della direttiva comunitaria n. 1999/70/CE) sia disposta la conversione a tempo indeterminato del rapporto di lavoro – ha statuito che quanto disposto nella medesima direttiva “deve essere interpretato nel senso che non osta, in linea di principio, ad una normativa nazionale che esclude, in caso di abuso derivante dall’utilizzo di una successione di contratti o di rapporti di lavoro a tempo determinato da parte di un datore di lavoro rientrante nel settore pubblico, che questi siano trasformati in contratti o in rapporti di lavoro a tempo indeterminato, mentre tale trasformazione è prevista per i contratti e i rapporti di lavoro conclusi con un datore di lavoro appartenente al settore privato, qualora tale normativa contenga un’altra misura effettiva destinata ad evitare e, se del caso, a sanzionare un utilizzo abusivo di una successione di contratti a tempo determinato da parte di un datore di lavoro rientrante nel settore pubblico”.