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Illegittimo il licenziamento per giusta causa del lavoratore che scambia messaggi offensivi verso una cliente

Con sentenza n. 5334 del 28 febbraio 2025, la Corte di Cassazione ha dichiarato illegittimo il licenziamento intimato per giusta causa a una lavoratrice per aver condiviso, in una chat privata di un gruppo whatsapp con alcuni colleghi, un video dal contenuto denigratorio nei confronti di una cliente, in quanto da considerarsi come corrispondenza privata e, come tali, costituzionalmente protetti dall’art. 15.

La Corte d’Appello di Venezia aveva ritenuto legittimo il licenziamento della dipendente, sulla base del fatto che fosse chiaro il suo intento denigratorio e il rischio che avrebbe potuto derivarne per il marchio dell’azienda in caso di diffusione.

La Suprema Corte, cassando la decisione della Corte d’Appello, ha statuito che la garanzia della libertà e segretezza della corrispondenza privata, tutelate dall’art. 15 della Costituzione, e il diritto alla riservatezza nel rapporto di lavoro, impediscono di elevare a giusta causa di licenziamento il contenuto in sé delle comunicazioni private del lavoratore, trasmesse col telefono personale a persone determinate e con modalità significative dell’intento di mantenere segrete le stesse, a prescindere dal mezzo e dai modi con cui il datore di lavoro ne sia venuto a conoscenza.